Ladri di mestiere



Ruba il lavoro chi non mette passione nel suo operato, ammorbando pericolosamente il mondo con la propria grettezza.

Ruba il lavoro chi non è all'altezza di rivestire il ruolo che gli è stato affidato dalla società.

Ruba il lavoro l'inoperoso parassita colpevole di sottrarre un impiego a chi ne sarebbe stato maggiormente degno.

Ruba il lavoro chi ha ottenuto il proprio posto senza il minimo sforzo, magari grazie all'intercessione di un personaggio influente, o al versamento di una somma di denaro neanche sudata, o a carte false che attestano false competenze.

Ruba il lavoro chi fa un lavoro disonesto che garantisce guadagni facili e consistenti: un'attività di questo tipo non si può definire lavoro, poichè alimenta profondi scompensi a danno di una crescita morale e globale.

Ruba il lavoro il ministro dell'istruzione quando non è in grado di garantire un solido futuro ai giovani, perchè troppo impegnato a godere i lussi che quella immeritata poltrona gli vale (per non parlare della pensione da urlo che riceverà quando smetterà di distruggere sogni e realtà). Questa figura è peraltro collocabile nelle categorie espresse nei primi due punti e allargabile a qualsiasi governatore incapace di favorire lo sviluppo del Paese.

Ruba il lavoro l'imprenditore che, lamentando una crisi, tronca senza pietà la carriera dei propri dipendenti al primo accenno di flessione del fatturato, dandosi la zappa sui piedi e rendendosi alimentatore della stessa crisi di cui si lamenta.

Ruba il lavoro il bianco come il nero.

Ruba il lavoro il lavoro nero: che tu lo proponga o che tu lo svolga, che tu ne tragga profitto o che tu vi sia costretto, è sempre dannoso.

Ruba il lavoro la logica della flessibilità, che lo polverizza in piccole briciole che non sfamano nessuno.

Ruba il lavoro alla Grande Mietitrice chi non mette in sicurezza i cantieri e gli stabilimenti. E qui, ma solo per rispetto, mi fermerò.


DOC

Commenti

gattonero ha detto…
Stai forse insinuando che 'siamo un mondo di ladri'?
Hai dimenticato lo Stato, il ladro per eccellenza, perché 'ruba' la fiducia ai cittadini, che è l'unico tesoro che consente di andare avanti, nonostante tutto.
Sapere che lo Stato è in mano a persone rette, consentirebbe di spingere la carriola, con la certezza di contribuire alla costruzione di una casa comune.
Oggi spingiamo una carriola piena di macerie, formate da fiducia e speranza infrante.
Vele/Ivy ha detto…
Ruba il lavoro chi fa lavorare i giovani con uno stage non retribuito dopo l'altro, o con contratti a progetto dai compensi ridicoli, che non danno nessun tipo di garanzia (niente malattie, ferie, permessi, per non parlare dei contributi pensionistici...)
@Gattonero - Non insinuo, denuncio. Lo Stato, pur se sottinteso, appare qua e là nel post, soprattutto quando parlo dei "governanti". Grazie del contributo. Ora vado, ho una carriola da spingere... :) Ciao.

@Vele - Ecco cosa intendo quando parlo di "flessibilità". Per sfuggire a un Co.Co.Co. mi trovo ora in una situazione più stabile, ma solo virtualmente: il posto fisso, ormai, forse ce lo darà il Signore quando lo incontreremo... Grazie per la sentita partecipazione e buona serata.
Mari da solcare ha detto…
Bel post, accorato e vibrante.
Molto intense, in particolare, le ultime tre affermazioni.
Ruba il lavoro il lavoro nero...
Ruba il lavoro la logica della flessibilià...
Ruba il lavoro alla Grande Mietitrice chi non rispetta le norme di sicurezza....
Proprio due giorni fa, abbiamo ricordato con commozione i 7 morti della Thyssen, a Torino, tra il 6 e il 7 dic., nel 2007.
Il problema è che il profitto viene messo prima del valore di ogni singolo, uomo o donna che sia.
Siamo pazzi. Dei pazzi ingordi ed egoisti.
@Maria - Se non fossimo «dei pazzi ingordi ed egoisti», sono convinto che con tutta la tecnologia di cui disponiamo oggi potremmo lavorare TUTTI due/tre ore al giorno con buoni guadagni e senza problemi di coscienza...
Grazie del tuo altrettanto accorato commento.
Mari da solcare ha detto…
Sono d'accordo con te. Da sempre sono convinta che le civiltà superiori sono quelle che lavorano solo il necessario. E poi dipingono, giocano, pregano, cantano, fanno l'amore. Il problema è capire che visione del mondo, dell'umanità, della natura, dell'essere nel suo compesso, abbiamo nella mente e nel cuore.

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