Doctor Peter racconta / 10° episodio: Viva e vegeta

Gli episodi di questa serie sono autoconclusivi: possono essere letti anche singolarmente, essendo collegati tra loro solo da piccoli spunti o da personaggi già presentati. L'elenco completo delle pubblicazioni si trova in fondo.


Michelle aveva una smodata passione per le piante: le adorava più di qualsiasi altra forma di vita, spesso in modo anche esagerato. Trascurava persino le poche persone con cui era in contatto, per non venir meno al suo amore per il mondo dei vegetali.
Come dimora scelse una villa con un grande giardino, parte di un complesso residenziale collocato su una deliziosa collina, circondata - neanche a dirlo - dal lussurioso verde di una vasta campagna. Osservandola da lontano, quella schiera di costruzioni sembrava divisa a metà: gli alti alberi che Michelle aveva piantato intorno alla casa, a differenza delle abitazioni adiacenti, ne nascondevano il rosso mattone della facciata. Una piccola selva che "raddrizzava" raramente solo per tener fede al contratto condominiale che le imponeva un certo decoro, e quando era costretta a farlo delegava il delicato intervento ad un giardiniere. Intendiamoci, non è che non si occupasse della salute di quelle piante, tutt'altro: era sempre lì a togliere le foglie secche, allontanare i parassiti e concimare la terra; ma di sicuro mai avrebbe falciato una foglia viva per pareggiare la siepe di eucalipto; mai avrebbe sradicato l'edera che aveva deciso di proseguire la sua arrampicata sul muro del vicino, o reciso il ramo della sua amata quercia, sconfinato nel giardino accanto. Questa sua eccentricità non era ben vista dal vicinato, la consideravano tutti un po' matta, ma la cosa non la impensieriva più di tanto.
Viveva da sola; la mattina si alzava all'alba e dopo aver sorseggiato la sua tisana andava in giardino a salutare ad una ad una le sue verdi predilette. Le chiamava per nome e parlava loro dolcemente come farebbe una buona madre. Assolta questa consuetudine, poteva prepararsi e andare tranquillamente al lavoro.
Era stata assunta da commessa in una bottega di sementi e concimi: quando Michelle cominciò a servirsene da cliente, il signor Germogli, gestore dell'attività, non potè fare a meno di cogliere la sua profonda conoscenza delle più disparate specie vegetali; malgrado non avesse mai conseguito alcun diploma o attestato in quel campo, era capace di elargire consigli e segreti di tale ricercatezza da non essere riportati neanche nei più esaurienti testi di botanica.
Il negozio si trovava in città, a dieci fermate d'autobus da casa, ma lei era solita affrontare quella distanza a piedi, a meno che un temporale non la obbligasse a servirsi del mezzo. Uscendo dal retro s'incamminava per un sentiero che attraversava la campagna; aveva sempre le tasche piene di semi, e si divertiva a lanciarli ai lati della stradina, lungo l'intero tragitto; la sera, prima di tornare, riempiva le tasche di nuovi semi e ripeteva il suo rito. In pochi mesi quel sentiero divenne un tunnel di piante e fiori dai mille profumi e colori: una costante simbiosi anche al di fuori del suo giardino.
Una domenica mattina si era arrampicata in cima alla sua quercia per godersi i primi raggi di un sole primaverile e inebriarsi dei forti aromi delle sue piante in piena fioritura. Sul ramo vicino, un uccellino tentava il suo primo volo dal nido, cinguettando e sbattendo le alucce. Lei, osservandone i fallimenti, decise di intervenire per evitargli una rocambolesca caduta. Si sporse quindi per afferrarlo dolcemente: lo avrebbe poi portato più in basso, dove i suoi tentativi sarebbero stati meno rischiosi. Ma riuscì appena a sfiorare le piume del passerotto che perse l'equilibrio, e a cadere giù fu lei che non aveva neanche le ali.
Ad accoglierla, più in basso, un cespuglio di erica che le assicurò un atterraggio morbido e indolore. Abbracciò la pianta, che da quel giorno divenne la sua preferita, e la ringraziò immensamente per averle salvato la vita... Poi il suo pensiero tornò al passerotto, così guardò in alto e lo vide con gioia saltellare allegro tra i rami più bassi. Entrò in casa, bevve un bicchiere d'acqua per riaversi dallo spavento e, ripensando all'accaduto, si avvicinò alla finestra per rivolgere uno sguardo alla sua provvidenziale Erica. Ma ai piedi della quercia c'era la solita aiuola con le violette; così spalancò le imposte e si affacciò per guardare meglio. «Ma dove... Ah, eccola... che sciocca! - esclamò sollevata - E' laggiù, vicino al cancello, proprio dove l'ho piantata».

Commenti

gattonero ha detto…
Quindi le alucce le aveva, senza sapere di averle.
Di eriche semoventi non ho mai sentito parlare.
Mari da solcare ha detto…
L'ho letta. Poi ancora. E ancora...
Chissà perchè questa storia mi piace così tanto!
@Gattonero - In realtà l'erica non si è mai mossa, è stato l'intero pianeta ad accelerare la sua rotazione per un secondo, affinchè Michelle potesse salvarsi... :) Ciao

@Maria - Ecco un bel commento, di quelli che piacciono a me. Thanks Mary.

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