Doctor Peter racconta / 3° episodio: Umberto e Mounir

Gli episodi di questa serie sono autoconclusivi: possono essere letti anche singolarmente, essendo collegati tra loro solo da piccoli spunti o da personaggi già presentati. L'elenco completo delle pubblicazioni si trova in fondo.


«Accidenti, devo aver bevuto troppo, ieri sera». Diede un'occhiata fuori, quindi rientrò. Tornando nel retrobottega, mentre si stropicciava gli occhi pensava: «Due bambine con dei libri in mano, a quest'ora, sulla provinciale? Naa, sto ancora sognando. Eppure son sicuro di aver sentito bussare...»
Umberto, celibe, 48 anni compiuti il giorno prima, gestiva una stazione di servizio vicino Genova, dove possedeva un piccolo appartamento, ma spesso preferiva restare a dormire lì, nel retro del suo locale.
Mancava più di un'ora all'apertura del distributore e lui, ormai sveglio, aveva tutto il tempo per prepararsi la colazione. Ciononostante... «Uffa! Stamani non gira. Dove caspita sono finiti i biscotti?» Si riferiva ai dolcetti alle mandorle che la madre gli aveva spedito da Trapani: erano la sua passione fin da piccolo, e come li faceva lei non li faceva nessuno.
«CLONK!» Un rumore sordo. «Chi va là?» Da dietro il frigorifero, rotolando sul pavimento, spuntò fuori il barattolo del miele. Umberto, tremando, prese un vecchio bastone che teneva lì per precauzione ma che fino ad allora non aveva mai usato. Si avvicinò lentamente al frigo. «Vieni fuori, piccolo bastardo». Accovacciato e terrorizzato, un ragazzino dalla pelle olivastra lo fissava con gli occhi lucidi. «Scusa... Io non... Ahi!» Lo tirò su da un orecchio e lo bloccò contro la parete. «Che diavolo ci facevi lì dietro, eh? Mangiavi i miei biscotti, volevi rubare, eh?» «Scusa signore, non volevo... Non picchiare me, signore». «Ecco chi è che mi ha svegliato! Ma io ti conosco, sai? Tu sei quel ragazzetto che lava i vetri alle macchine, giù al semaforo. Dove sono i tuoi genitori?» «Io... non genitori». «Come sarebbe a dire? E quelli che ti accompagnano ogni mattina al semaforo?» «Loro non genitori. Loro... lasciato me. Io non bravo a fare soldi». «Ah, e così volevi rubarli a me, eh? Ma t'insegno io... Tira fuori tutto quello che hai in tasca!» Il bambino posò sul tavolo due biscotti (gli ultimi), alcune gomme da masticare, un temperino e tre Euro. Lui lo prese dal colletto e lo spinse verso la porta. «Adesso fuori di qui, e ringrazia che non ho chiamato la polizia. Non ti permettere mai più, hai capito?» Il ragazzino corse via a gambe levate.
Mentre preparava la colazione, Umberto rimuginò sull'accaduto, fissando ciò che il bambino aveva lasciato sul tavolo. Gli restava ancora un po' di tempo... Bevve l'ultimo sorso di caffè, prese le chiavi del furgone e uscì. Si diresse verso il semaforo. Il ragazzino straniero era seduto sul marciapiede, con la testa tra le mani. Lui gli si avvicinò e abbassò il finestrino. «Ehi tu, vieni un po' qui». «Scusa signore. Io chiesto scusa». «Vieni qui ho detto. Dietro c'è una spugna e del detersivo. Lavami il parabrezza». «Io... va bene signore». Poco dopo quel vetro brillava come un diamante.
«Monta su». «Cosa dici signore?» «Sali, ho detto». Mise in moto e fece inversione di marcia. «Li lavi proprio bene i vetri, sai?» «Grazie signore. Io ho fame, signore». «Ti piacerebbe lavorare con me?» «Io... va bene signore». «Facciamo così: stamattina ti metto alla prova, e se ti comporti bene potrai restare». Il volto del bambino si accese con un sorriso. «Va bene, va bene. Tu sei buono, signore». «Non chiamarmi signore, chiamami Umberto, okay?» «Okay, signore».
Quella mattina il ragazzino diede il meglio di sè. Umberto non potè comunque assumerlo, perchè non era maggiorenne. Ma si era affezionato al piccolo Mounir (era il suo nome, tunisino) al punto che in seguito avviò le pratiche per l'adozione. Oggi Umberto e Mounir vivono, lavorano e si divertono insieme, e ogni mattina condividono la colazione, soprattutto quei dolcetti alle mandorle che gli piacciono tanto e che li mettono di buon umore.

Commenti

Maridasaro ha detto…
Che bella storia! Speriamo tutti di essere capaci di tirare fuori l'Umberto buono, umano e accogliente che è in noi...
Se non l'hai letto, ti segnalo "Nel mare ci sono i coccodrilli": l'autobiografia di un ragazzo afgano arrivato in Italia dopo tante peripezie. E' un libro che fa bene dai dieci anni in su (credo che lo recensirò nel mio blog). Ciao e grazie per le cose buone e belle che mi fai leggere.
Mari da solcare ha detto…
Te l'ho detto che scrivi bene, vero? A presto!
Carino il legame tra Genova e Trapani e, nella storia n.1, l'aver riesumato l'arcipelago toscano ...
DOC ha detto…
@Maruzza 2010 - Grazie per la segnalazione, appena avrò superato i 10 anni di età ti assicuro che lo leggerò :-).
@Maruzza 2012 - Ben ritrovata, carissima. Ebbene sì, mi piace viaggiare, e non solo con la fantasia... Grazie, a presto.
curlydevil ha detto…
Bella storia e abbastanza verosimile, perché in poche righe i personaggi si trasformano e si evolvono, La parte del mio cuoricino non ancora pietrificata si è molto commossa.
Buon week-end!
Gnomo del rosmarino ha detto…
Anche il mio cuore di gnomo gioisce nel leggere queste storie.
Consiglio insieme all'amica Mari il libro "Nel mare ci sono i coccodrilli", me l'ha fatto leggere Vele e l'ho trovato bellissimo.
DOC ha detto…
@Curlydevil - Sommessamente ringrazio per la generosa recensione. Buona serata.

@Gnomo - Giuro che lo farò: prima o poi leggerò quel testo. Dillo anche a Mari ;-) Buona serata, abbi cura di Vele.

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