Non bellum, bellis perennis!
Il motto qui sopra è frutto di uno dei miei rarissimi azzardi con il latino: non l'ho mai studiato, escludo che potrà mai assalirmi il desiderio di farlo, ma occasionalmente ci giocherello perché fa tanto figo 😏 Non so nemmeno se la forma sia appropriata, in ogni caso - a meno che non scopra che possa generare equivoci - ormai è coniato. Certo della vostra umana comprensione, passo allo svolgimento.

Riguardo al frutto di cui alla premessa, diciamo subito che in bellum non c'è niente di bello: bellum significa guerra, per cui non bellum = no alla guerra. Invece bellis perennis (bellis = bello / perennis = per sempre) è il nome scientifico delle piccole margherite che sbocciano nei prati tutto l'anno. Potremo ammirarle nel pieno della fioritura con l'arrivo della Primavera, indicandole come Pratolina comune, o Margheritina, o ancora Pratellina, Bellide, Daisy, Lawndaisy, pâquerette, Tausendschön... Ma non divaghiamo: il fiore c'è, il frutto l'abbiamo spremuto, arrivo al succo: «Solo senza la guerra, potrà essere sempre bello!». O qualcosa del genere. Uff! A volte non mi capisco. Che bisogno c'era di prenderla così alla lontana? Bastava una semplice, piccola e tonda parola di due sillabe: Pace! Non è che si debba per forza cantare tutta la "Proposta" dei Giganti... spesso più si è brevi e più si è incisivi. Furbamente, in questi casi, la sintesi perfetta si ottiene mediante un simbolo.

Il simbolo della Pace nacque nel 1958, quando i simboli d'alto valore morale non affogavano ancora in una marea di futili smile ed emoticon. Il disegno originale che vedete qui sopra, ad opera dell'artista Gerald Holtom, fu realizzato nell'ambito della campagna inglese per il disarmo nucleare. Lo stesso nucleare di cui - dal 1945 - conosciamo fin troppo bene la potenza devastatrice; ma la follia non ci ha ancora abbandonato, e anziché imparare dai propri errori, se ne nutre: così, proprio in questi giorni, "grazie" al rilancio del not-my-president Trump, l'incubo della bomba atomica torna a far tremare l'umanità.
Un disegno tutto da rispolverare, quindi, quello di Holtom, che in breve tempo divenne un emblema di riferimento per i movimenti pacifisti di tutto il pianeta. Come per ogni logo che si rispetti, il simbolo della Pace contiene il messaggio originale: nello specifico, qui il designer ha assemblato le lettere "N" (nuclear) e "D" (disarmament), traendole dall'alfabeto semaforico.
Un disegno tutto da rispolverare, quindi, quello di Holtom, che in breve tempo divenne un emblema di riferimento per i movimenti pacifisti di tutto il pianeta. Come per ogni logo che si rispetti, il simbolo della Pace contiene il messaggio originale: nello specifico, qui il designer ha assemblato le lettere "N" (nuclear) e "D" (disarmament), traendole dall'alfabeto semaforico.

Nel corso del tempo, il desiderio di Pace si è manifestato (in alcuni casi meglio "incarnato") attraverso una varietà di forme d'espressione e declinazioni talmente ampia che è praticamente impossibile annoverarle tutte. A titolo d'esempio ne riporto solo alcune, tra le più significative.

"Embrace the Base": 30.000 donne si tengono per mano lungo i 10 Km. del perimetro di recinzione che circondano la base aerea Royal Air Force Fairford nel Berkshire, Inghilterra, per manifestare contro la destinazione d'uso a base missilistica americana. E' il 12 dicembre 1982. L'anno seguente la catena umana si ripete con 70.000 partecipanti, questa volta ambosessi, ad ampliare l'area di protesta: perimetro 23 Km. Altre dimostrazioni si susseguono negli anni a venire. Gli ultimi missili lasciano il campo nel 1991, a seguito del "Trattato sulle forze nucleari a medio raggio"; ma gli attivisti, reduci da azioni d'allontanamento e centinaia di arresti, insediati ostinatamente sul territorio ormai da tempo, continueranno a vigilare fino all'anno 2000, quando otterranno di potervi lasciare un'insegna in ricordo della loro battaglia.

"Il più grande evento di protesta nella storia umana": così fu definita la manifestazione coordinata del 15 febbraio 2003, che vide oltre 600 città in tutto il mondo opporsi alla imminente guerra in Iraq. La partecipazione più alta in assoluto si ebbe a Roma: la dimostrazione coinvolse circa tre milioni di persone, aggiudicandosi nell'anno successivo una voce nel Guinness dei Primati come il più grande raduno contro la guerra nella storia. Ma non fu abbastanza: un mese dopo gli USA si apprestavano ad invadere l'Iraq.

In chiusura, un balzo più indietro: alla guerra del Vietnam e ai... fiori. Era il 21 ottobre 1967, quando il fotografo americano Bernie Boston produsse lo scatto che riporto qui sopra, intitolato "Flower Power". La foto, che rese celebre il suo autore, ritrae un giovane "armato" di garofani in risposta ai fucili puntati contro, durante una manifestazione pacifista contro la guerra del Vietnam, a Washington, proprio davanti all'ingresso del Pentagono.
Questo scatto ha un gemello, e chissà chi sia nato prima. Stesso giorno e stesso luogo, un altro fotografo, il francese Marc Riboud, realizza una fotografia analoga, in cui il soggetto questa volta è una ragazza, e il fiore un crisantemo. Lo scatto, intitolato "La Fille à la fleur" (La ragazza con il fiore), lo troviamo anche sotto il titolo inglese "The Ultimate Confrontation: The Flower and the Bayonet" (Il confronto finale: il fiore e la baionetta). L'unico "difetto" che ha questa foto, rispetto alla precedente, è che risulta un po' troppo perfetta, sotto vari punti di vista. Carpe diem... o messa in scena? Giudicate voi, in ogni caso capolavoro resta.

Altre esternazioni in nome della Pace su questo blog:
• QUI un breve monito interreligioso di Papa Francesco;
• QUI il contributo di John Lennon e Yoko Ono;
• QUI si incontrano i CCCP, Sandro Pertini e Fabrizio De Andrè;
• QUI un mio racconto-denuncia;
• QUI un altro mio racconto in cui il messaggio è affidato a un palloncino viola.
E con questo è tutto, per ora; ma quanto vorrei che fosse per sempre...
Bellis perennis a tutti!
DOC