Brevetti imperfetti #2
«Oggi mi va di criticare un po' di cose». Con questo proponimento, pochi giorni fa, aprivo un post - "Brevetti imperfetti #1" - in cui avrei sfogato la mia pignoleria riguardo le piccole cose progettate per renderci la vita più comoda e che invece spesso si rivelano foriere di subdoli stress quotidiani. Sapevo che quella pagina non sarebbe stata sufficiente ad elencarle tutte: riprendo infatti oggi l'argomento, e mi piace riaprirlo con la stessa frase, nella speranza che si trasformi presto in un tormentone per coloro che di mestiere, con la loro "genialità", ci complicano la vita.
Senza dubbio, l'avvento del comodo "copia e incolla" ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, nel campo della scrittura. Ho detto «comodo»? Scusa, mi correggo: «comodo un corno», direi, e ti spiego perché.
Un "copia e incolla" al volo lo fai col tasto destro del mouse. E' quando devi farne parecchi, che nasce il problema: non puoi continuare a torturare la mano destra col mouse. Puoi invece trasferire la sofferenza alle falangi della sinistra, costringendola ad incarcarsi innaturalmente sulla tastiera, perchè qualcuno ha pensato "bene" di associare questa operazione a due tasti lontanissimi tra loro. "Ctrl" e "C" distano in media 8 cm., "Ctrl" e "V" anche più di dieci. Oggi, dopo tre ore circa di "copy & paste", ho cominciato a soffrire seriamente di crampi alle dita. E dire che le mie mani sono piuttosto grandi... Così ho rivolto un pensiero a quel furbo che ha ufficializzato questo standard. Ma dico io, due tasti più vicini no, eh?
Un "copia e incolla" al volo lo fai col tasto destro del mouse. E' quando devi farne parecchi, che nasce il problema: non puoi continuare a torturare la mano destra col mouse. Puoi invece trasferire la sofferenza alle falangi della sinistra, costringendola ad incarcarsi innaturalmente sulla tastiera, perchè qualcuno ha pensato "bene" di associare questa operazione a due tasti lontanissimi tra loro. "Ctrl" e "C" distano in media 8 cm., "Ctrl" e "V" anche più di dieci. Oggi, dopo tre ore circa di "copy & paste", ho cominciato a soffrire seriamente di crampi alle dita. E dire che le mie mani sono piuttosto grandi... Così ho rivolto un pensiero a quel furbo che ha ufficializzato questo standard. Ma dico io, due tasti più vicini no, eh?
A proposito di mani grandi, quello che vedi accanto è il dettaglio della tastiera del mio nuovo cellulare (uno dei miei peggiori acquisti). Non so quanto ti appaia grande la foto sul monitor, ma posso dirti che l'area dei tasti misura cm. 5 x 2, ovvero lo stesso spazio occupato da tre tasti di un pc, con la differenza che qui, di tasti, ce n'è più di trenta. A causa dei riflessi sui tasti rigonfi riesco a leggere solo i simboli chiari (visibili nella foto), o solo quelli scuri (che difatti nella foto non si vedono). E se anche li vedessi non li vedrei comunque perchè il polpastrello del mio pollice sinistro oscura i primi quindici tasti e quello del destro i restanti. Per utilizzarlo mi sono iscritto ad un corso di braille, e nel frattempo ho smesso di mangiarmi le pellicine: mi servono per comporre gli Sms.
E sì, oggi sono alquanto agguerrito, e non ti libererai presto di me. Ecco cos'altro ti sono andato a scovare.
Gli ho fatto apposta una foto per potertelo mostrare. E' un dettaglio della fotocopiatrice che ho in ufficio (prodotta dalla storica azienda il cui marchio comincia per "X" e termina per "X"); più precisamente, una etichetta che si propone di illustrarne l'uso corretto. Il messaggio, se ho ben capito, è quello di non interporre fogli tra gli oggetti da fotocopiare e il vetro della fotocopiatrice stessa (cosa che comunque nessuno si sognerebbe di fare: sarebbe come mettere il tappo all'obbiettivo di una macchina fotografica prima di scattare la foto). Ma ciò che mi fa impazzire è proprio la rappresentazione degli oggetti da fotocopiare: banconote e francobolli, ovvero modelli la cui riproduzione è vietatissima in tutto il pianeta.
Per chiudere, una panoramica sui materiali. Non ho mai capito perché il legno abbia riscosso tanto successo nella costruzione di piccoli e grandi oggetti. Danneggiamo il pianeta e noi stessi con una selvaggia deforestazione, e per cosa? Per un composto che si incendia, si inumidisce, si inzuppa, si gonfia, si sgonfia, si spezza, invecchia, marcisce, scricchiola, trasuda resina, si tarla e fa i ragni. Certo, avrà anche le sue buone qualità, ma questo non è il luogo adatto a decantarle. Voglio parlare invece della plastica: è con quella che l'uomo ha dato il meglio di sé. Lo farò in questi ultimi flash:
1) la cassa è piena di oggetti, devo pagare, temo di perdere i soldi, non ce li ho, uso il bancomat, non funziona, funziona, annebbiato il ricordo del Pin, devo prendere lo scontrino, la mia roba si mischia con la sua, gli altri mi guardano male, sudo e maledico quell'insolente borsina di plastica che si rifiuta d'aprirsi... e ne restano ancora due;
2) ho acquistato l'ultimo compact disc della mia band preferita, e con quello che ho pagato mi tocca pure aspettare di avere tra le mani uno strumento adatto, tipo un bisturi, per poter eliminare la pellicola trasparente che lo imprigiona, senza danneggiare la custodia;
3) le forme e l'elettricità statica fanno sì che dalle confezioni di piatti o bicchieri di plastica non riuscirò mai a tirarne fuori uno: se non sono tre, sono due;
4) questo mi snerva da quando avevo quattro anni: si tratta della plastica che riveste le merendine, con tanto di filo che hanno inventato apposta per farti doppiamente incazzare, visto che puntualmente si spezza, e la metà di brioche che resta imprigionata ti si spappola nel tentativo di liberarla. E per oggi è tutto.
2) ho acquistato l'ultimo compact disc della mia band preferita, e con quello che ho pagato mi tocca pure aspettare di avere tra le mani uno strumento adatto, tipo un bisturi, per poter eliminare la pellicola trasparente che lo imprigiona, senza danneggiare la custodia;
3) le forme e l'elettricità statica fanno sì che dalle confezioni di piatti o bicchieri di plastica non riuscirò mai a tirarne fuori uno: se non sono tre, sono due;
4) questo mi snerva da quando avevo quattro anni: si tratta della plastica che riveste le merendine, con tanto di filo che hanno inventato apposta per farti doppiamente incazzare, visto che puntualmente si spezza, e la metà di brioche che resta imprigionata ti si spappola nel tentativo di liberarla. E per oggi è tutto.
DOC
In questa serie:
Brevetti imperfetti #2
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