5 Aprile 1994/2014: Kurt vive con me


Kurt Cobain
(Aberdeen, 20/02/1967 - Seattle, 05/04/1994)
Caro Kurt Cobain,

nel 1994 avevi 27 anni, io 23. Ricordo benissimo quell'anno, è stato cruciale per la mia vita: carico di esperienze, emozioni contrastanti, arabeschi del destino... una vera rivoluzione.
E ricordo che il "grunge" dei Nirvana sosteneva alla perfezione il mio palpitare, così avido di passione e adrenalina. Le canzoni che io ascoltavo e ballavo, tu le scrivevi, le componevi, le cantavi e le suonavi. Magnificamente.
Eri all'apice del successo, e anch'io in qualche modo lo ero: lo siamo tutti, nell'attimo presente. Mi addentravo in territori ignoti, ipotecavo futuri scoscesi, scalavo mille interrogativi; tu, in quell'anno, hai scelto di affidare tutto a un colpo di fucile. Coerente fino alla fine, non ti biasimo: penso che la libertà di disporre della vita a nostro piacimento sia parte integrante della sua stessa sacralità. E riconosco il mio egoismo, quando dico che mi dispiace che te ne sia andato così presto. Chissà quante altre stupende canzoni ci avresti donato. Canzoni che io avrei potuto ascoltare, ballare, condividere con il mondo. Canzoni come "Where did you sleep last night":


Ma il grande pubblico ti ricorda soprattutto per le tue performance più movimentate, un punk-rock viscerale e irresistibile reinventato sotto il nome di grunge, graffito prezioso, indelebile, degno dei più grandi artisti underground. Ora metto "Smells like teen spirit" e alzo il volume al massimo: sono certo che non me ne vorrai, se anzichè pregare mi metterò a pogare.


DOC



Ultima lettera di Kurt Cobain

«Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po' vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l'etica dell'indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Io non provo più emozioni nell'ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, a lui la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l'ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l'apprezzo, Dio mi sia testimone che l'apprezzo, ma non è abbastanza).
Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell'uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.
Bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l'idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall'età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.

Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.

Ti prego Courtney continua così, per Frances.

Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me.

VI AMO. VI AMO.»


Fonte: Wikipedia

Commenti

Pippicalzelunghe ha detto…
Solo tu caro Doc con il tuo talento dettato dal cuore potevi scrivere questa lettera.
Solo Kurt, con la tua disperazione potevi scrivere questa lettera d'addio!!!
Grazie per averlo ricordato come persona, ma la sua musica disperata rimane viva in noi.
Ho un sogno che Kurt ritrovi serenità lassù ma che scompigli tutti gli abitanti del cosmo...
E allora a manetta vai con Where did yon sleep last night !!!
Grazie Mitico !!!
Vele Ivy Di Colorare ha detto…
Ne ho approfittato per rileggere di nuovo questa lettera, nel tentativo di capire il suo gesto. L'ho fatto diverse volte, ma ora mi sembra di aver capito di più le sue motivazioni, forse perché prima ero troppo ragazzina per comprenderle al meglio. Si definisce senza emozioni, ma in realtà il suo problema era che in lui erano troppo intense, tanto da non riuscire a sopportare la crescita della figlia e l'inevitabile fine delle illusioni e delle speranze. Dal suo punto di vista è stato coerente, come dici tu. Almeno ora ha trovato la pace, anche se è difficile da accettare per chi lo ha amato.
mari da solcare ha detto…
Caro DOC, ti confesso due cose. La prima: non conoscevo Kurt Cobain (il mio universo, anche se non angusto, è stato sinora piuttosto settoriale); la seconda: questo post mi ha dato forti emozioni. Troppo lungo e difficile scriverle ...
Mi trovo d'accordo con Pippi (in particolare quando afferma che il tuo talento è dettato dal cuore) e con Vele (il problema di Kurt non era la mancanza di emozioni, ma l'intensità delle stesse). Un abbraccio.

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