Nuvoletta caduta dal cielo
Un vento energico stropicciava gli alberi, li spogliava, spingeva con forza e trascinava con sè ogni cosa, costringendo tutti alla ricerca di un riparo. Aveva spinto nubi nere e minacciose proprio sul centro del paese, e ora si apprestava a lasciare il passo a qualcosa di ancor più devastante. Sguardi preoccupati, dietro i vetri appannati delle finestre, furono testimoni, in quel primo pomeriggio settembrino, del temporale più violento che gli anziani potessero ricordare.
Si fece annunciare da un lampo abbagliante, seguito da un tremendo boato e da una grandine di chicchi grossolani che vennero giù dritti e veloci come proiettili. Nel giro di pochi minuti, l'acqua che si gonfiava tra i vicoli cominciò a creare i primi disagi, e le cose sarebbero anche peggiorate nelle ore successive.
Ma a tarda sera la pioggia cominciò a farsi più fine, e la cattiveria di quelle nuvole, durante la notte, fu lentamente spazzata via da una fresca brezza che aprì il sipario sull'oscurità di un cielo profondo e limpido di stelle, in cui persino un quarto di luna si affacciò da protagonista.
Il mattino seguente vide gli edicolanti impegnati a liberare il loro chiosco dal fango, mentre i gestori dei bar cominciarono a fare i loro importanti caffè solo dopo aver ripulito il marciapiede; un presepe, insomma, che stava gradualmente riprendendo il suo morbido meccanismo. Solo le scuole restarono chiuse, regalando un giorno speciale ad alunni e studenti.
I bambini del quartiere centrale si incontrarono per decidere su come approfittare di quell'inconsueta mattinata di festa. Caccia alle lucertole, visita al rudere, scherzi ai commercianti... ne discutevano animatamente, quando furono distratti dall'avvicinarsi di una ragazzina che non avevano mai visto. Francesco, il più grande e spavaldo di loro, si fece avanti: «Ciao. Come ti chiami?» «Nuvoletta» rispose lei. Inutile dire che, alla pronuncia di quel nome, tra i membri del gruppetto si diffuse un'ilarità incontrollabile. Francesco, che in un primo momento aveva condiviso i commenti con gli altri, tornò serio e si presentò: «Io sono Francesco». «Piacere», rispose Nuvoletta, con una certa noncuranza. «Cos'hai in mano?» chiese lui. Glielo mostrò. Le sue mani, chiuse a guscio, si aprirono svelando una sorta di bianco vapore, cangiante e luminoso, che suscitò lo stupore e la curiosità dei presenti.
«Ma... che roba è?» «E' il frammento di una nuvola», rispose lei. E continuò: «E' la mia guida, me l'hanno data lassù. Ho chiesto di poter interagire con gli umani, e il mio desiderio è stato esaudito». Francesco era abbastanza maturo da non fidarsi della prima fandonia che gli venisse raccontata... ma fortunatamente ancora abbastanza "piccolo" da lasciarsi attrarre da quella novità. «Come funziona?» «Esprimi un desiderio», disse Nuvoletta, mentre gli altri osservavano increduli, divisi tra chi si lasciava trasportare, dubbioso, e chi derideva pur curioso.
«Aspetta... vediamo... voglio andare su Marte, con tutti i miei amici». Nuvoletta sorrise, schiuse nuovamente le mani e lasciò che quel frammento di nuvola si espandesse e avvolgesse tutti loro per soddisfare le richieste appena espresse.
Da quel giorno continuarono a navigare nello spazio, di pianeta in pianeta, dando corpo ai loro giovani desideri, rafforzando la loro amicizia e avventurandosi in mondi sconosciuti e meravigliosi. Ogni tanto facevano ritorno sulla Terra per reclutare nuove anime in cerca di evasione, e ogni volta una buia giornata nuvolosa si sarebbe trasformata in una eccezionale opportunità per ragazzini desiderosi di avventure.
DOC
Commenti