Sulle tracce del topo
La "tela" che vedete qui sopra l'ho dipinta a occhi chiusi. A dire il vero non sono il diretto artista, ho solo guidato alla cieca il "topo" che l'ha dipinta per me. Ok, mi spiego meglio. Per topo intendo il mouse, che è il mio principale strumento di lavoro. Questa immagine rappresenta una mia giornata lavorativa, tanto che potrei intitolarla "1 Settembre 2010".
Per elaborarla non ho fatto altro che lanciare al mattino un programmino (tanto inutile quanto originale) e poi interromperlo poco prima di andare via dall'ufficio. La funzione di questo programma è molto semplice: esso traccia una linea seguendo i movimenti del puntatore del mouse; i pallini corrispondono a momenti di inattività, e il loro diametro è proporzionale alla durata della pausa. Il software mostra nella sua finestra la grafica che si va a delineare, e quando lo interrompi puoi salvare il risultato finale come file di immagine, che sarà simile a quello appena mostrato, o al seguente del 2 Settembre.
Per elaborarla non ho fatto altro che lanciare al mattino un programmino (tanto inutile quanto originale) e poi interromperlo poco prima di andare via dall'ufficio. La funzione di questo programma è molto semplice: esso traccia una linea seguendo i movimenti del puntatore del mouse; i pallini corrispondono a momenti di inattività, e il loro diametro è proporzionale alla durata della pausa. Il software mostra nella sua finestra la grafica che si va a delineare, e quando lo interrompi puoi salvare il risultato finale come file di immagine, che sarà simile a quello appena mostrato, o al seguente del 2 Settembre.
Rendersi conto che, mentre lavoriamo al pc, i movimenti della nostra mano sul mouse disegnano degli involontari scarabocchi virtuali, è divertente e fa riflettere. E' un po' come scoprire la "danza delle api" per la prima volta, o come quando impressioniamo su una pellicola i fasci di luce generati dai fari delle automobili in movimento su una strada notturna, che ad occhio nudo non sono visibili, ma sulla foto appaiono come delle lunghe scie luminescenti.
Di questi esempi se ne potrebbe elencare un'infinità. I movimenti degli esseri umani, quelli degli animali e delle piante, le orbite dei corpi celesti, i moti ondosi, e così via: nulla rimane fermo, e ogni cosa o essere vivente è artefice, con il suo costante movimento, di capolavori che riusciamo a percepire solo in minima parte. Possiamo vedere il solco scavato da un corso d'acqua, ma non ci è dato vedere il caotico intreccio disegnato dai movimenti dei pesci che vivono al suo interno, o i più regolari arabeschi tratteggiati dai pianeti attorno al sole, o ancora quelli meno regolari segnati nello spazio da una mosca nell'arco della sua vita.
E capisco a cosa si riferisce Battiato, quando parla delle «geometrie esistenziali» tracciate dagli uccelli in volo. Siamo tutti parte di un gigantesco e misterioso scarabocchio, anzi, tridimensionalmente parlando, di un enorme gomitolo, una sontuosa spaghettata, un'intricata matassa il cui famoso bandolo ci sfugge.
DOC
Commenti
Accidenti, che profonde connotazioni esistenziali. Ben scritto. Intriganti le tele del topolino. Complimenti!
@ Veronica: c'è da perderci la testa con ragionamenti del genere... Grazie per il tuo calzante commento.
@ Maria: quei paragoni sono limitati e limitanti, il timido tentativo di trasmettere appieno una briciola di consapevolezza... Penso che oggi andrò a comprare due ministilo Duracell per farne omaggio al topolino talentuoso. Grazie per le attente osservazioni.
Ciao.