Piatto di Pasta


BeeJay DOC - Piatto di Pasta

"Piatto di Pasta" lo incontro spesso, di regola col bel tempo. Da anni. All'inizio appariva dal nulla, me lo ritrovavo addosso prima che potessi realizzare; ma presto sviluppai una sorta di antenne, uno spontaneo "upgrade" dell'istinto in grado di anticipare — seppur di pochi istanti — i suoi metodici attacchi da uomo invisibile.
Maschio bianco di mezz'età, stirpe locale, aspetto decente in confezione "mimetica". Il classico signor nessuno, ovvero uno ma più centomila. Passo automatico, volto urbano, sguardo magnetico da bambolotto con le pile scariche, ti agganciava:
— «Ce l'hai un Euro per un piatto di pasta?»
Esclusi da subito una tossicodipendenza: segni peculiari non pervenuti; ma problemi d'altra natura evidentemente infierivano. E al suo ritornello, puntualmente e a malincuore, replicavo:
— «No, mi dispiace».
Di conforto, l'idea che la sua caparbia costanza — o costante caparbietà — sarebbe stata soddisfatta da soggetti facoltosi e "chic" che lo avrebbero corrisposto in mia vece, se non altro per incassare punti extra dai compagni d'aperitivo. E il Tempo — che non è denaro, ma di certo è Galantuomo — avallava la mia ipotesi: giorno dopo giorno reggeva, almeno quanto lui.

"Piatto di Pasta", difatti, non demordeva. A differenza dei colleghi accovacciati sulla soglia dei supermercati, non stava mai fermo; circolava instancabilmente e non risparmiava alcuno, sul suo percorso: il Gps interiore che lo animava, impostato sulle prede umane da cui avrebbe tratto il pasto quotidiano, era uno "spietato" mostro d'efficienza. Se un terreno lo aveva già battuto, lo affrontava sistematicamente anche il giorno seguente, senza curarsi di chi — tra gli incontri abituali — lo aveva deluso il giorno prima (chissà che una nuova goccia non riuscisse a scalfire la pietra).
— «Ce l'hai un Euro per un piatto di pasta?»
Pratica senza dubbio discutibile: se facessimo tutti così, dove si andrebbe a finire? Tuttavia operata con un senso del "lavoro" impeccabile, persino encomiabile, agli occhi di un necessario quanto — ahinoi — assente supervisore dotato di adeguati poteri. L'ennesima occasione persa, e dunque: "evviva" le politiche che lasciano fuggire i capaci e volenterosi altrove, e di quelli costretti a restare ne fanno — nel migliore dei casi — "Piatto di Pasta". Prossima evoluzione "Zombie", e spero vi mangino il culo (chi ha orecchie per intendere... rinforzi le mutande).


BeeJay DOC - Zombies

Opportunamente convogliato, il suo innato zelo avrebbe infatti costituito un ottimo terreno fertile per un vaccino all'incompetenza dilagante. Chissà quanti, tra i suoi mille contatti giornalieri, avrebbero potuto offrirgli un lavoro vero, instradando sagacemente le sue lampanti qualità verso prospettive più rosee per tutti. E invece non gli hanno lasciato neanche un briciolo d'elemosina, scansandolo con ribrezzo prima di mettersi — giacca e cravatta — al volante della propria fiammante BMW, magari sponsorizzata dal sudore dei concittadini.
Scusate, mi correggo. Mi dicono dalla regia che l'auto portata ad esempio trasudava sì i sacrifici dei contribuenti, ma non apparteneva di fatto all'individuo in giacca e cravatta: presa in prestito dallo sfaccendato nipote, vandalo cocainomane di notte, di giorno impiegato delle Poste introvabile — se non connesso alla macchinetta del caffè o al suo iPhone Limited Edition — malgrado la raccomandazione dello zio ai piani alti.
Per la cronaca, quella sera lo zio gli farà una sfuriata perché l'auto era rigata su un fianco e vomitata dall'altro; e lui lo terrà buono condividendo parte della coca rimasta. Gli alti dirigenti delle Poste, dal canto loro, non smetteranno di garantirgli uno stato di lavoro impeccabile fino alla pensione, a fronte della raccomandazione di cui sopra, e della costante fornitura di inviti sottobanco ai festini d'élite, spumeggianti di polvere bianca di pregevole qualità.

Ma restiamo sul personaggio, "Piatto di Pasta". Un'arrendevolezza calcolata, in quel suo ritornello, e tutt'altro che scontata. La registrai intanto come forma di rispetto. Al più-o-meno giustificato rifiuto, non insisteva; ti lasciava semplicemente crogiolare nel senso di colpa. Disagio inevitabile, se hai un minimo di sensibilità, a prescindere dall'effettiva disponibilità di spiccioli nelle tue tasche. E si allontanava sulla scia di un ultimo sfuggente sguardo, ma dipendeva da te se eri capace di coglierlo, nell'insita preziosità.
Sguardo amichevole, addirittura compassionevole, a dispetto delle più tristi aspettative: al microscopio nessun rancore o minaccia di rivalsa, men che meno odio. Al contrario, un'alchimia spiazzante per rarità, ma sempreverde se sapremo scongiurarne l'estinzione. Una pozione magica capace di rilanciare l'immarcescibile utopia contemplata in una canzone meravigliosa quanto il Mondo. Che recita, tra l'altro: «I see friends shaking hands saying how do you do / They're really saying I love you». Ovvero: «Vedo amici darsi la mano, "Come va?" / In realtà ti stanno dicendo "I love you"» ("What A Wonderful World", Louis Armstrong 1967).

Messaggio di origine ignota, tramandato non senza difficoltà fin dalla notte dei tempi, e frizzante ancora oggi grazie ad un insospettabile e inconsapevole "Piatto di Pasta". E a chissà quanti altri come lui, sparsi per il pianeta e drammaticamente ignorati: per niente facile fidarsi di uno sguardo compassionevole di questi tempi, figuriamoci farsene carico da distribuire!
Staffetta destinata alle anime predisposte ad afferrarla (prima selezione), e tra queste solo pochi "eletti" riusciranno a passarla a loro volta (esame finale). Ci sto provando. A modo mio e a costo di peccare di superbia, o di fallire nel patetico tentativo di espiare i miei Euro non corrisposti.
E come per incanto tutta la saggezza accumulata si rimette in discussione: va a farsi benedire dietro le quinte e cede il palco a qualcos'altro, qualcosa di nuovo, meritevole di sommessa contemplazione. Ti rendi conto che questa volta non si tratta — almeno non solo — di "chimiche da relazione", labirinto quotidianamente sperimentabile. Quello sguardo ti sta offrendo, con la coda dell'occhio, un'esperienza di livello superiore: uno scorcio di "Amore disinteressato", l'unico davvero in grado di guidarci alla soluzione del labirinto. (Image by Oleg Oprisco)


BeeJay DOC - Piatto di Pasta

«Amore disinteressato? E che mi dici della richiesta dell'Euro per un piatto di pasta?» — Potrebbe obiettare qualcuno, rompendo la mia faticata poesia. Risponderei:
— «Di certo la richiesta di un Euro — peraltro raramente corrisposta — è davvero ben poca cosa, se paragonata alle potenzialità dello spiraglio offerto nello scambio. Ad ogni modo, finché non provi ciò che ho provato io, è inutile discuterne: non ho cercato io il suo "ultimo sguardo", ma l'ho incassato diverse volte, e posso testimoniarlo. Dapprima ignorato — benché uno strano brivido lo percepii già nei primi incontri; quindi approfondito, cautamente interpretato, fino a sentirmi in dovere di condividerne la positività».
«Possibile che si trattasse semplicemente di un omosessuale attratto da te?»
— «Ne sarei lusingato. Tuttavia lo sguardo sfuggente in ultima battuta era elargito indiscriminatamente a tutti, nessun cenno di preferenza riservato al sottoscritto».
«Possibile che questa figura ti facesse solo "da specchio"?»
— «Non più delle centinaia di individui, magari simili, incrociati nel frattempo (mesi, anni); anche l'empatia ha i suoi limiti, e non ho alcuna attrazione verso questa persona in particolare. A differenza degli altri, mi ha "solo" trasmesso, tra le righe, un bel codice da trascrivere».

[Ma tu guarda cosa tocca fare: l'avvocato del diavolo per difendere... la sua controparte]

"Piatto di Pasta". Se l'ho presentato riferendomi al passato, è solo perché l'ultima volta che l'ho visto sotto questa veste è stato un mesetto fa.
— «Ce l'hai un euro per un piatto di pasta?»
— «No, mi dispiace».
Due giorni dopo, anziché ritrovarmelo addosso all'improvviso, per la prima volta in assoluto lo scorgo avanzare da lontano: evento inconsueto già questo, ma non sarebbe stato l'unico di quel pomeriggio fuori norma. Qualcosa era cambiato, e più di quanto potessi immaginare. Man mano che la distanza si abbrevia le immagini si fanno più nitide, ad alimentare interrogativi anziché smaltirli. Un secchio bianco portato per mano, di quelli solitamente utilizzati dagli imbianchini, ed un incedere dritto e impettito, a Gps interiore spento.
«Che gli prende, oggi, a "Piatto di Pasta"? Cosa mai porterà in quel secchio, per la prima volta dopo anni, questo compagno d'avventura/sventura a suo modo svalvolato?». Infine ci incrociamo. Sfido i suoi occhi e scopro che lo sguardo era sempre lo stesso, «da bambolotto con le pile scariche». Ma il consueto «No, mi dispiace» — predisposto d'abitudine in replica al suo ritornello — me lo ricaccia in gola, lasciandomi alle spalle senza rivolgermi parola, e senza folgoranti strascichi di sorta.

[Tradito con un misterioso secchio bianco...]

La scena si ripete per un paio di settimane, finché un giorno lo trovo eccezionalmente fermo sulle gambe, accostato alla ringhiera del canale, e intento a trafficare con qualcosa tra le mani. Sempre in compagnia del suo nuovo inseparabile amico: "Secchio Bianco". E mi ritorna in mente "Cast Away", pellicola squisita di diversi anni fa, con Tom Hanks affiancato da "Wilson": un pallone bianco da basket, impersonificato per sopperire alla triste solitudine che lo teneva prigioniero.
Sbirciando a discreta distanza, scopro che armeggia con una piccola canna da pesca, maneggiata con inesperienza da ragazzino. Con la scusa di godermi il sole, resto in disparte a soddisfare la mia curiosità, per quanto ci avrei scommesso: poco dopo eccolo tirar su il primo pesciolino, e poi subito un altro, e un altro ancora. A riempire il secchio, in premio alla sua mitica determinazione!

Da chiedere un contributo per un piatto di pasta a tentare di procurarselo: a distanza di anni, in qualche modo il "maleficio" si era finalmente spezzato. E in quale modo non saprei spiegarmelo.
Forse stimolato dall'intervento di un familiare, un parente o un amico a cui stava particolarmente a cuore; difficilmente i fantomatici servizi sociali arrivano a tanto. Non escludo che si sia "sbloccato" autonomamente, procurandosi gli strumenti che lo avrebbero innalzato di grado: a volte è solo questione di Tempo. Fatto sta che secchio e canna da pesca erano lì con lui. E lui era lì da solo, a combattere se stesso malgrado sè, e a contrastare lo squallore del Resto del Mondo, questa volta senza manco chiederti un Euro.


DOC



Nota - "Piatto di Pasta" è un personaggio reale, di cui ignoro le generalità. Il nomignolo che qui gli ho affibbiato non vuole essere in alcun modo offensivo, al contrario: lo considero un affettuoso omaggio all'incisività del suo ritornello. Tra l'altro, solo successivamente mi sono reso conto che le iniziali (P.d.P.) sono le stesse incise sul deposito di dollari di Paperon de' Paperoni: perfida ironia della sorte, o coincidenza di buon auspicio?

#PeopleOnTheStreet


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