Se potessi

Se potessi avanzare un'ipotesi sarebbe un'iPotessi, giacché se la ponessi sarebbe un iPhong, e se c'è una cosa che odio è la pubblicità occulta, tanto più che - se potessi - sceglierei i Samsung (💥Buy now!💥). Ad ogni modo, se potessi, scarterei iSupphong e iProphong: scadenti sottomarche, sicché neanche ve le sottoPhong.
Se potessi tessere le fila, fonderei un'azienda potessile. Se potessi filare le tessere, i tesserati farebbero la fila. E se potessi filare e fondare insieme, sarei una Sottiletta Kraft.
Se potessi assumere Potassio per integrare i miei tassi, potrei scaricarlo dalle tasse. Se potessi assumerlo nella ditta potessile, a fine anno gli darei un iPhong, la tessera per tessere le fila nella filiera, e un premio in Sottilette Kraft: vedi poi come filerebbe!
Se potessi mettere i puntini sulle "i", toglierei una "vu" alla "doppia vu": mai sentito parlare di "par condicio", dannati capitalisti anglosassofoni? Non vi bastava una lettera singola, eh? Macché, abbondiamo: su internet mettiamoci pure la "sestupla vu"... Se potessi, worrei ricordarwi che ben prima del wostro "vuvuvu", noi abbiamo inwentato il "cuccurucuccu": sei "c", cinque "u", e una "r" al centro che regge tutto. Praticamente un'opera d'arte, ma non per questo abbiamo costretto l'intero pianeta a serwirsene.
Se potessi, ah, se solo potessi! Ma «un temporale quando spiove spaventa e commuove» (???), come dice logicamente una canzone ("Se potessi", dall'album "Splende" di Annalisa, 2015).
Se potessi, rifarei tutto ciò che ho fatto, migliorandom. E se potessi mi toglierei il pelo sullo stomaco, storcendo il naso su ciò che di sbadigliato è stato fatto prima di me. Se potessi, ad esempio, parlare in Parlamento, direi senza peli sulla lingua che Parlabocca - così a naso - sarebbe più corretto. E sarebbe solo la prima tirata d'orecchie.
Se potessi aprire una seduta, chiuderei la sdraio sollevando un vespaio. E all'ordine del giorno porterei il disordine della notte. Se potessi, aprirei bocca ad occhi chiusi. E, se potessi, ai miei "precedessori" contesterei innanzitutto il "predecessore".
Se potessi, mi affretterei per l'appunto a correggere il vocabolario alla voce «Predecessore, sostantivo maschile: chi ha preceduto altri in una carica, un ufficio, un'attività». Niente di più sbagliato... Se potessi, direi che il predecessore è il sacerdote che celebra l'estrema unzione (pre-decesso = prima del decesso). Se potessi, direi quindi che il termine corretto da accostare a quella definizione è "precedessore" (colui che precede, e non "predece"). Poi ci sarebbe il "procedessore" (colui che procede), ma questa - come si suole dire nei migliori calzaturifici - è un'altra storia...
Se potessi tessere le fila, fonderei un'azienda potessile. Se potessi filare le tessere, i tesserati farebbero la fila. E se potessi filare e fondare insieme, sarei una Sottiletta Kraft.
Se potessi assumere Potassio per integrare i miei tassi, potrei scaricarlo dalle tasse. Se potessi assumerlo nella ditta potessile, a fine anno gli darei un iPhong, la tessera per tessere le fila nella filiera, e un premio in Sottilette Kraft: vedi poi come filerebbe!
Se potessi mettere i puntini sulle "i", toglierei una "vu" alla "doppia vu": mai sentito parlare di "par condicio", dannati capitalisti anglosassofoni? Non vi bastava una lettera singola, eh? Macché, abbondiamo: su internet mettiamoci pure la "sestupla vu"... Se potessi, worrei ricordarwi che ben prima del wostro "vuvuvu", noi abbiamo inwentato il "cuccurucuccu": sei "c", cinque "u", e una "r" al centro che regge tutto. Praticamente un'opera d'arte, ma non per questo abbiamo costretto l'intero pianeta a serwirsene.
Se potessi, ah, se solo potessi! Ma «un temporale quando spiove spaventa e commuove» (???), come dice logicamente una canzone ("Se potessi", dall'album "Splende" di Annalisa, 2015).
Se potessi, rifarei tutto ciò che ho fatto, migliorandom. E se potessi mi toglierei il pelo sullo stomaco, storcendo il naso su ciò che di sbadigliato è stato fatto prima di me. Se potessi, ad esempio, parlare in Parlamento, direi senza peli sulla lingua che Parlabocca - così a naso - sarebbe più corretto. E sarebbe solo la prima tirata d'orecchie.
Se potessi aprire una seduta, chiuderei la sdraio sollevando un vespaio. E all'ordine del giorno porterei il disordine della notte. Se potessi, aprirei bocca ad occhi chiusi. E, se potessi, ai miei "precedessori" contesterei innanzitutto il "predecessore".
Se potessi, mi affretterei per l'appunto a correggere il vocabolario alla voce «Predecessore, sostantivo maschile: chi ha preceduto altri in una carica, un ufficio, un'attività». Niente di più sbagliato... Se potessi, direi che il predecessore è il sacerdote che celebra l'estrema unzione (pre-decesso = prima del decesso). Se potessi, direi quindi che il termine corretto da accostare a quella definizione è "precedessore" (colui che precede, e non "predece"). Poi ci sarebbe il "procedessore" (colui che procede), ma questa - come si suole dire nei migliori calzaturifici - è un'altra storia...
DOC
In apertura: "Napalm", opera di Bansky 2004. «Banksy ritrae tre personaggi: Mickey Mouse e Ronald McDonald che tengono per mano una bambina; lei è Phan Thi Tim Phuc (9 anni), immortalata nel giorno 8 giugno 1972 da Nick Ut nella fotografia vincitrice del premio Pulitzer, durante i bombardamenti in Vietnam in guerra contro gli Stati Uniti. Con questo collage provocatorio, Banksy analizza due diverse visioni della realtà: utilizza l'accostamento di icone differenti - la bambina vittima di una guerra e due simboli del mondo americano – e pone nella stessa immagine due punti di vista della conoscenza di ciò che accade nel mondo. (...) Qual è il significato? Sono Mickey Mouse e Mr. McDonald che stanno aiutando la bambina a fuggire o sono questi che la stanno accompagnando verso la fine?». Da QUI.
Se potessi, penserei a tutt'altro. Fondamentalmente a mantenere salde le redini della mia vita, come tutti, d'altronde. Ma, se potessi, invertirei questo perverso meccanismo: se potessi, direi che non è più tempo di aspettarsi che un Dio (o un qualunque "Premier") lo faccia per noi.
Se potessi, penserei a tutt'altro. Fondamentalmente a mantenere salde le redini della mia vita, come tutti, d'altronde. Ma, se potessi, invertirei questo perverso meccanismo: se potessi, direi che non è più tempo di aspettarsi che un Dio (o un qualunque "Premier") lo faccia per noi.
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