Pericolo: limiti invalicabili

L'altra sera, con la mia bella condivisi un concetto che insieme giudicammo a prova di smentita. Si parlava di come ogni opera dell'intelletto umano si appresti ad infiniti ritocchi, rivisitazioni, cancellature e ristesure, con l'obiettivo di rispecchiare un modello di perfezione stampato nella mente genitrice, ma relativo e soggettivo come ogni cosa di questo mondo.
Un dipinto, una composizione musicale, una scultura, un romanzo, un film, un rapporto sentimentale, il confronto con gli altri... Il nostro approccio con la vita stessa viene costantemente messo in discussione da quella parte di noi che si identifica in un dio, inteso come crescita spirituale, ma anche nell'accezione più negativa di superbia e narcisistica onnipotenza.
Sì, perchè se è vero che cercare di fare sempre meglio è la più sacra delle strategie, è vero anche che, superando un centro di gravità già raggiunto, il castello di sabbia rischia di implodere sotto il peso dell'esagerazione di una deliziosa torretta in più.
Le opere di maggior valore da sempre appartengono a coloro che sono riusciti a cogliere il momento in cui bisognava fermarsi, con grande equilibrio interiore e sacrificando la propria frenesia di superarsi. Non c'è genio o talento che possa sfuggire a questa legge universale senza correre il pericolo del fallimento.
A tal proposito vorrei sottoporti tre semplicissimi esempi di come l'uomo, a mio avviso, avrebbe fatto meglio a limitarsi allo splendore pratico ed estetico già ottenuto.


Nei borsellini pescavi le monete giuste a colpo d'occhio, e se ti cascavano 100 Lire il suono prodotto da quel dischetto di metallo era inconfondibile e mai paragonabile a quello sordo degli spiccioli di Euro. Per non parlare dei singoli centesimini-mini, un patetico ed insulso spreco di acciaio e rame che s'incastra nelle trame dei tessuti mettendo alla prova la meccanica della nostra lavatrice. E poi, per qualche motivo che mi sfugge, era anche più semplice avere con sè le monete appropriate per qualsiasi scambio commerciale, senza doversi caricare le tasche di spiccioli. E' vero, con l'Euro ci si può muovere tra i Paesi europei senza dover cambiare valuta, ma quanti di noi possono affermare che con quella evoluzione ci abbiamo effettivamente guadagnato?

Oggi, per due uova fritte e due banane acerbe mi tocca raggiungere il super-mega-mercatone, del quale conosci benissimo le "peculiarità", portatrici insane di puro stress.
Purtroppo non possiamo continuare ad avvalerci dei piccoli commercianti, per lo stesso motivo per il quale stanno scomparendo: i prezzi proibitivi a cui sono costretti nell'intento di sopravvivere alla feroce corsa delle grandi catene commerciali. In questo caso, lo slogan che meglio sembra funzionare è quello coniato dai CCCP nella canzone "Morire", ovvero: «PRODUCI CONSUMA CREPA».
E con questo ho finito. Potrei andare ampiamente oltre, ma non vorrei incorrere proprio nell'errore che ho tentato di esorcizzare.
DOC