Se il ceramista è Picasso

L'autore dei capolavori qui raffigurati non ha certo bisogno di presentazioni, tantomeno le opere stesse, innesco per emozioni tutte intime al costo irrisorio della contemplazione. Ma - come un dipinto necessita di una parete d'appoggio e di una giusta luminosità per essere apprezzato appieno - un minimo di contesto si rende d'obbligo anche in questo caso: da qui le note di testo azzardate da occasionale cicerone tra una meraviglia e l'altra.


L'irrefrenabile talento di Pablo Picasso (1881-1973), pittore e scultore spagnolo di fama internazionale, abbracciò l'arte della ceramica nel 1948, quando l'autore - quasi settantenne - aveva già dato tantissimo tra dipinti, sculture e opere grafiche.


Determinante fu la visita ad un'esposizione di ceramiche nel paese di Vallauris, nel sud della Francia, avvenuta due anni prima. In quell'occasione Picasso conobbe Suzanne e Georges Ramié, proprietari di una fabbrica di ceramica locale, che misero la loro esperienza al servizio del suo neonato interesse.


Gettato il seme, dopo una fase di accostamento che vide l'artista produrre diversi disegni preparatori delle future opere tridimensionali, la sua nuova passione trovò modo di concretizzarsi nel laboratorio "Madoura" dei signori Ramié, frequentato poi abitualmente negli anni a venire.


In realtà, l'approccio di Picasso al mondo della ceramica fu meno casuale di quanto potrebbe apparire da questi presupposti. Lo si evince dalla serietà nei preparativi prima e dalla determinazione creativa poi, propri della premeditazione. Ma c'è una considerazione più profonda a supporto di questa tesi...


Talento nel talento, l'abilità di saper (e voler) cogliere la naturale svolta evolutiva del processo creativo che scalciava nella sua pancia, per poi nutrirla amorevolmente alla luce del sole.


Una svolta che potremmo paragonare ad una celebrazione di nozze: nell'arte della ceramica si sposano infatti pittura e scultura, realtà figurative che l'artista - sino ad allora - aveva mirabilmente alimentato.


E ancora, nel contempo, si assiste a una metamorfosi. Poiché, - come una farfalla sacrifica le proprie origini di bruco per poter spiegare le ali - quando Picasso decide di dedicarsi a tempo pieno alla ceramica, sacrifica pittura e scultura accantonandole (o meglio, per l'appunto, consacrandole in un matrimonio).


Coerentemente, il tema della metamorfosi si manifesterà nelle sue opere. Scrive a tal proposito Marilyn McCully, storica inglese e studiosa del "fenomeno" Picasso: «L'antico concetto di metamorfosi è fondamentale per comprendere l'atteggiamento di Picasso nei confronti della ceramica: le sue opere mantengono vive due identità, senza che la prima venga del tutto negata dalla seconda. Così, ad esempio, un piatto diventa anche una testa e una bottiglia può diventare un uccello».


Le opere illustrate in questo post sono tratte dalla collezione privata di Nina Miller, collezione protagonista di un'asta tenutasi a Londra nei giorni scorsi (11/23 Febbraio 2021) e organizzata dalla storica Casa d'aste Sotheby's in collaborazione con l'atelier Madoura di Vallauris. Comprende alcune tra le creazioni più magistrali, inventive e giocose dell'artista; tuttavia è solo una parentesi, dal momento che l'intera produzione di ceramiche a firma Picasso è stimata intorno ai 4.000 pezzi sparsi in musei, gallerie e collezioni private di tutto il mondo.
DOC
• In apertura: Pablo Picasso nell'atelier Madoura a Vallauris, Francia 1947.
• La galleria completa della collezione in oggetto e altre info sono reperibili sul sito web di Sotheby's (in lingua inglese), cliccando QUI.
• Su questo blog, alle ceramiche d'autore è dedicato anche il post: "Grafton Pottery, un tè nel grottesco".
• La galleria completa della collezione in oggetto e altre info sono reperibili sul sito web di Sotheby's (in lingua inglese), cliccando QUI.
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