Zootiziario
«I giornali inventano la metà di quello che scrivono... se poi ci aggiungi che non scrivono la metà di quel che succede, ne consegue che i giornali non esistono». - Quino
La notizia vera non esiste. Per ogni singolo individuo, la fonte più attendibile di riferimento è la somma delle sue percezioni, ma solo se queste hanno avuto accesso diretto all'accaduto. In questi rari casi, i pochi (s)fortunati potranno ottimizzare i dati grezzi come segue: filtrare a freddo attraverso tutta la razionalità disponibile, previo controllo neurologico; oggettivare q.b.; confrontare con la propria esperienza, diffidando da quelle altrui che non siano accompagnate da regolari certificati d'autenticità; shakerare le informazioni plausibili con quelle ottenute da eventuali testimoni, preventivamente elaborate con il medesimo trattamento fin qui descritto; distillare il tutto e dubitare. Responsabilmente.
Nell'era pre-internet, chi non leggeva il quotidiano restava ignorante, chi lo leggeva meno. Ora mi sembrano tutti scemi.
Qualche giorno fa ero certo che saremmo tutti morti nel giro di poche ore a causa delle polveri sottili. Hanno bloccato il traffico cittadino, interpellato i maggiori esperti, pregato in lingue inventate per evitare attacchi kamikaze... Niente da fare, hanno fallito, o come direbbe De Andrè, «gettato la spugna con gran dignità»: sull'inquinamento come sul terrorismo come sull'immigrazione come sulla crisi come sul disarmo come... Com'è andata a finire? Pericolo scampato? Devo respirare a pieni polmoni tutti il giorno per fare scorta, o posso darmi tranquillamente per spacciato? Non ci è dato saperlo, almeno fino al prossimo "polverone".
Le bufale, come gli asini, non volano. Sotto questo Cielo, il massimo della cacca che ci piove in testa è quella di un uccello: non è un caso. Ma qualcuno, avido d'onnipotenza, alle "bufale" mette le ali. I cappotti di cacca adesso sono all'ultimo grido.
Sulle testate online va di moda questa strategia: si raccatta una notiziola dal sottobosco della rete, di solito un'immagine dubbia o un video tamarro, e si titola tipo "Sul web impazza la rana dalla bocca larga". Non è vero che impazza, ma siccome trattasi di testate prestigiose (nel senso che sono abili nei giochi di prestigio), va a finire che il numero di visualizzazioni cresce davvero, e una porcheria qualunque ruba interesse a informazioni di gran lunga più preziose.
Ultima considerazione la dedico all'inviato speciale per eccellenza: Google. E qui casca l'asino, nel senso dell'utente, senza offesa. Fate attenzione perché lo scenario è preoccupante.
1) Se voglio che Google inserisca le mie notizie tra le sue News, mi devo qualificare: mi viene proposta un'iscrizione tramite un modulo in cui inserire obbligatoriamente i dati anagrafici e tutta una serie di informazioni legate alla mia attività editoriale. Tale modulo viene preso in esame e solo se risponde a rigidi dettami di correttezza, qualità e autenticità dei contenuti che voglio diffondere, la richiesta viene accettata, sottoscrivendo un contratto. Mi sembra giusto. E allora perché Google News riporta anche delle balordaggini che non si sentono neanche nei peggiori bar di Caracas?
2) Tralasciando le news, qualsiasi ricerca facciamo su Google, otteniamo un'informazione di base, subito seguita da quelle più recenti e soprattutto più cliccate, che ne deformano pericolosamente l'essenza originale. Faccio un esempio, senza entrare nel merito, solo a titolo di concetto. Sono uno straniero, ascolto casualmente una canzone di Roberto Vecchioni e vorrei approfondirne la figura. I primi quattro risultati che ottengo sono quelli ufficiali: sito internet, Wikipedia, video di YouTube e pagina Facebook. Già al quinto leggo «Sicilia isola di merda», tratto dalla sua non-più-recente infelice affermazione. I risultati che seguono sono tutti dello stesso tenore, vincono per quantità, e se ci clicco su vien fuori di tutto e di più. Cinquant'anni di Musica italiana buttati nel cesso, perché da quanto ho capito io (straniero) Vecchioni sputa solo merda. E se lo fa un personaggio pubblico, figuriamoci il resto del popolo.
Ultimissima: la tartaruga. Provate a inserire su "Google immagini" questa chiave di ricerca: "Leonardo, Raffaello, Donatello, Michelangelo", che come ben sappiamo sono tra i massimi autori della Storia dell'Arte italiana e mondiale. Otterrete una morale: se la bussola non funziona come dovrebbe, si va tutti alla deriva. Continuiamo a fidarci solo del nostro cervello, da utenti mai passivi, oggi più che mai.
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